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La Pazienza è la Virtù dei Forti (o era la calma?)

Non lo avete chiesto, non lo avete voluto e quindi ora ve lo beccate.
Di cosa parlo? Ma del Diario di Viaggio dello scorso anno.

DIARIO DI VIAGGIO
 

Giorno 1: da Orio al Serio a
Dublino.

Dopo aver superato i mille dubbi
dovuti alle misure di sicurezza che non riuscivamo a capire se andassero
applicate anche al nostro volo siamo arrivati di buon ora all’aeroporto (dopo
essermi scofanato un piatto di lasagne, costine e salamelle alla griglia, ecc.
del pranzo di ferragosto). Abbiamo passato il check-in senza troppi problemi e
dopo aver cazzeggiatto ancora per qualche momento nell’aerea del Duty-Free ci
siamo piazzati in sala d’attesa, a cercare di loggarci alla rete Wi-Fi
dell’aeroporto (scoprendo che è gestita dalla Vodafone e ti fa pagare un botto
se vuoi connetterti). Abbiamo anche scoperto che il nostro atlante stradale è
aggiornato al 1980 circa (aveva ancora segnato il Vallo di Adriano in
costruzione).

L’aereo è partito in ritardo ma
siamo stati fortunati e ci siamo presi i posti davanti che hanno stemperato in
buona parte la famosa scomodità dei sedili della Ryanair. Sono anche stata la
prima persona a mettere piede a terra. Recuperato i bagagli, abbiamo preso
l’autobus per arrivare in centro a Dublino al nostro ostello.

Lì abbiamo scoperto che ci hanno
ficcato come l’anno scorso in una camera scrausissima nei sotterranei. In
compenso i nostri 4 compagni di stanza erano tutte donne.

Facendo il minimo rumore
possibile ci siamo infine messi a letto.

Giorno 2: da Dublino a Newcastle

Io e la Elena ci siamo alzati di
buon ora per andare a recuperare la macchina. Ci siamo scofanati il primo Irish
Breakfast della vacanza e poi ci siamo diretti al freddo e al gelo (non è vero
sembrava di stare a milano in settembre) verso l’autonoleggio in centro. Dopo
aver ricevuto indicazioni sul tragitto da fare e sulle norme di guida
irlandesi, nonchè dopo esserci parati il culo pagando per la riduzione della
franchigia in caso di incidente, ci siamo infilati nel traffico mattutino
dublinese. Non è stata un’ottimo inizio: la Elena stava troppo sulla sinistra (rischiando un
paio di volte di rifare la fiancata dell’auto, con me a fianco che ringraziavo
di aver deciso di ridurre la franchigia), abbiamo girato intorno alla Custom
House un paio di volte perchè abbiamo sbagliato strada e infine abbiamo
inchiodato nel mezzo della strada perchè la Elena aveva letto un No entry…al contrario
(ovvero che non valeva per noi ma per quelli che viaggiavano nella direzione
opposta alla nostra).

Recuperati gli altri due membri
del gruppo siamo partiti alla volta del Nord, mappe di Dublino e dell’Irlanda,
gentilmente fornite dall’autonoleggio, alla mano e Google Earth in funzione…almeno
per 30 secondi. Infatti con nostro (mio) sommo orrore abbiamo scoperto che
Google Earth ha bisogno di un costante collegamento a internet (o al satellite)
per fare da stradario. Così mi sono portato il portatile per un cazzo.

La mancanza di un navigatore
satellitare si è fatta pesantemente sentire, infatti abbiamo girato intorno
alla città per una buona ora prima di imbroccare la strada giusta.

Il tragitto è stato poi
abbastanza spedito dato che viaggiavamo in autostrada.

Arrivati a Newry abbiamo perso un
po’ di tempo a cercare la strada per raggiungere le Mourne Mountains (solo un
giro intorno al centro). Abbiamo tirato dritto fino a Kilkeel dove avrebbe
dovuto esserci l’indicazione per raggiungere la Silent Valley, una
valle tra le Mourne Mountains classificato come “Area of Oustanding Natural
Beauty” nonché fonte di ispirazione per C.S. Lewis. Poi un po’ spinti dalla
fame e un po’ perchè abbiamo fatto il pelo ad un camion parcheggiato sul
marciapiede ci siamo fermati in un grazioso supermecato inglese dove abbiamo
comprato pane, prosciutto e formaggio per farci i panini da mangiare a pranzo.
Poi siamo ripartiti in direzione della Silent Valley. Il cartello a Kilkeel non
s’è visto. In compenso abbiamo trovato una Scenic Route che passava in mezzo
alle campagne che ci ha portato lo stesso a destinazione (dopo aver fatto
inversione nel cortile di una fattoria).

Inutile dire che la definizione
“outstanding beauty” è decisamente meritata.

Ci siamo seduti vicino ad un
laghetto, nel frattempo il sole ha fatto capolino da dietro le nuvole e ci ha
accompagnato per tutto il resto della giornata. Abbiamo mangiato e sparato
minchiate, poi abbiamo iniziato il cammino all’interno della Silent Valley,
dapprima fino alla riserva idrica della Silent Valley e poi ancora più su fino
alla riserva del Ben Crom, da dove si gode una vista spettacolare sulla valle.

Sarei rimasto su ancora ma tra
una cosa e l’altra si avvicinava l’ora di chiusura quindi siamo ritornati
indietro alla macchina per non rimanere chiusi dentro.

L’ultimo tratto di strada è stato
abbastanza tranquillo salvo quando siamo arrivati a Newcastle, dove abbiamo
perso un po’ di tempo a girare attorno al centro della città, perchè non
trovavamo l’ostello.

Newcastle è una città di merda
nel caso decideste di fermarvi lì. Non c’è assolutamente nulla: è una città
balneare come Bundoran ma senza i divertimenti notturni. Ci sono due pub in
città, il Rooney’s dove avremmo dovuto cenare che però ha chiuso per motivi
ignoti e il Quinn’s che però ha l’ingresso a pagamento (che fa tanto locale da
fighetti).

Alla fine la cena è stata a base
di Sandwich di Subway e Pollo Fritto del Kentucky Fried Chicken (del quale ne
avrò abbastanza per tutta la vita dato che era esageratamente schifoso), mentre
la sera è passata in ostello all’insegna del cazzeggio a scrivere questo
diario, sperando che domani a Belfast vada meglio.

Giorno 3: Da Newcastle a Belfast

La giornata è partita con il
piede abbastanza giusto. Abbiamo dovuto insultare la Elena solo una volta quando
ha fatto il pelo al marciapiede (non è stata colpa sua però, ha curvato verso
la strada di botto nel punto in cui stavamo cambiando marcia.

Siamo arrivati all’ostello senza
perderci troppo (girando intorno all’ostello solo una volta). Dopodichè abbiamo
lasciato la macchina e siamo andati a fare un giro per Belfast.

Le due attrazioni principali
della città, i murales e la statua di C.S. Lewis erano troppo lontane così ci
siamo rassegnati a cercare attrazioni più vicine. Dopo un breve giro per le
strade del centro abbiamo deciso che avremmo mangiato al Buffet del Morning
Star, il pub più antico di Belfast. Al prezzo di un menù del McDonald, ci siamo
scofanati Riso, Chili con Carne, salsiccie, patate bollite e una pinta di
Guinness (la prima della vacanza).

Poi, una volta sazi abbiamo
ripreso a girare, dapprima in un paio di negozi che avevamo visto, poi in giro
ad cazzum per il resto della città.

Abbiamo anche trovato uno
stradario d’Irlanda decente, oltre che una Walking Guide da usare per le
escursioni.

La sera dopo esserci riposati
siamo andati in cerca di un posto dove mangiare e ci siamo ritrovati nelle
Dining Room del The Crown Liquor Saloon, un altro dei pub storici di Belfast
dove ho potuto gustare un ottimo Beef and Guinness Pie (accompagnato sempre da
una pinta di Guinness). Poi ci siamo ridiretti verso il centro in cerca di un
pub in cui suonassero. Dopo aver scoperto che al Madden’s (altro pub storico)
non suonavano abbiamo ripiegato sul Kelly’s dove siamo rimasti fino a tarda ora
a sentir suonare un buon gruppo di musica irlandese. La mia proposta poi di
andare al Club 33 a
ballare è stata rifiutata quindi siamo tornati alle nostre camere in ostello,
dove un americano e 2 israeliani hanno continuato a rompere le balle parlando
fra loro fino a notte inoltrata (o almeno così mi ha detto Marco dato che mi
sono addormentato quasi subito).

Giorno 4: Da Belfast a Cushendall

Il primo giorno in cui siamo
riusciti a non perderci! E’ incredibile quanto possa fare uno stradario decente
(e aggiornato).

Siamo partiti dall’ostello a metà
mattina dopo una buona colazione a base di cereali, brioche e toast con burro e
marmellata e ci siamo diretti verso nord.

La strada che abbiamo seguito
costeggia la costa est dell’Ulster e passa per le Glens, altra “Area of
Oustanding Natural Beauty”.

Dopo una breve sosta per
fotografare il bellissimo paesaggio lungo la strada, ci siamo fermati in un
tranquillo paesino, Glenarm, dove abbiamo visitato il bellissimo cimitero della
chiesa protestante con tombe risalente al secolo scorso, nonché alle porte del
castello (che però era chiuso).

Poi siamo ripartiti con l’idea di
fermarci a Glenariff, poco distante dal luogo in cui dovevamo alloggiare. Qui
nel tentativo di trovare parcheggio siamo arrivati fino al nostro
Bed&Breakfast a Cushendall, dove abbiamo scaricato gli zaini e preso
possesso delle nostre camere.

Poi dato che la fame iniziava a
farsi sentire abbiam girato la macchina e siamo ritornati a Glenariff, dove
abbiamo mangiato dei Sandwich farciti con gamberetti e granchio in un piccolo
ristorante a conduzione familiare.

Dopo pranzo siamo andati a
visitare Cushendun, il porto più vicino alla costa scozzese dove abbiamo visto
le grotte, una chiesa protestante e una capra albina.

Infine siamo tornati al B&B,
ci siamo fatti la doccia cambiati e siamo andati a cenare da Harry’s dove
servono un’ottima Passera di Mare Farcita di Gamberetti. Marco invece sì è
mangiato un’insalata talmente buona da far venire le lacrime agli occhi (ma
forse era solo colpa delle mille cipolle che c’erano dentro).

Poi siamo andati al pub lì vicino
a berci una Guinness e a chiaccherare con un gruppo di vecchietti che ci han
parlato di un tale Francesco che fa un programma in Italia in cui viaggia per
le varie città italiane mostrando le meraviglie artistiche e architettoniche.

Siamo rientrati abbastanza presto
e dopo aver aggiornato il diario e pianificato l’itinerario del giorno dopo
siamo andati a dormire, pregustando la colazione del giorno dopo.

Giorno 5: Da Cushendall a
Portstewart

Partiti di buon mattino dopo aver
consumato un’ottima colazione a base di spugne fritte (l’Ulster Fry) ci siamo
diretti verso la
Causeway Coast.

La prima tappa è stato il
Carrick-a-rede Rope Bridge (pieno di italiani tra cui due finocchi e delle tipe
rincoglionite che gridavano “Ma dov’è il ponte?!” a fianco del cartello con
l’indicazione), un ponte di corda sospeso sul mare da cui è possibile godere di
uno splendido panorama.

Poi siamo andati a vedere la Giant’s Causeway.
Lo spettacolo è mozzafiato. Le formazioni rocciose esagonali sembrano veramente
messe lì apposta da qualcuno.

Per ultimo, prima di raggiungere
l’ostello siamo andati a visitare il Dunluce Castle, il castello che ha
ispirato C.S. Lewis per il castello di Cair Paravel.

Infine siamo giunti a Portstewart
che nonostante tutto non è un paesino del cazzo sperduto nel nord ma una città
balneare con tanto di lungomare, tabbozzi, locali alla moda e feste marittime.

Trovato per puro caso l’ostello
(l’ufficio del turismo era chiuso quindi ci siamo dovuti arrangiare) abbiamo
preso possesso della nostra stanza e preso un tè con il proprietario.

La sera abbiamo fatto un giro
sulla promenade in cerca di un posto in cui mangiare. Non trovando pub che
servissero la cena abbiamo ripiegato su una specie di Arnold’s irlandese in cui
abbiamo mangiato salsicce, hamburger, e bistecche. Non è stato il massimo dato
i precedenti ma nemmeno terribile come a Newcastle.

Dolce transgenico (gelato con i
marshmallows) e poi a casa a dormire.

Giorno 6: Da Portstewart a Malin
Head

Il gelato coi marshmallows ha
faticato a essere digerito.

In compenso il resto del viaggio
è stato abbastanza tranquillo. Dopo giorni finalmente siamo tornati alla
civiltà, ovvero in posti che avevano i cartelli scritti in KM e gli euro come
moneta.

Raggiungere Malin Head non è
stato facilissimo, sia perchè la
Elena voleva entrare a Derry mentre dovevamo solo passarci
vicino (“a destra” “Elena, a destra.” “ti avevo detto a destra Porcod…!!!”),
che perchè sulla strada siamo stati bloccati da una folla di ciclisti della
domenica.

Arrivati all’ostello dopo
innumerevoli peripezie (e dopo aver appurato che gli irlandesi fanno cagare a
dare indicazioni) ci siamo sistemati nella camera e abbiamo noleggiato le bici
(che abbiamo dovuto sistemare e gonfiare da soli dato che la proprietaria non
era capace…o semplicemente non aveva voglia).

Infine siamo saliti in sella alla
bersagliera (controllando prima che le selle fossero al loro posto) e siamo
partiti, sotto l’acqua verso Malin Head.

Il posto era bellissimo e quando
siamo arrivati nel punto più a nord dell’Irlanda ha smesso di piovere
permettendoci di fare delle ottime riprese, nonché visitare il “Buco
dell’Inferno” e il “Ponte del Diavolo” (che sono due gole identiche). Sulla
strada del ritorno abbiamo fatto il nostro primo bagno della vacanza.

Il posto lasciava altamente a
desiderare: scogli, alghe (parecchie) e qualche altra schifezza limacciosa però
è stata una bella esperienza, nonostante il fatto che alla nostra uscita siamo
stati circondati da gatti che si leccavano i baffi.

Dopo il primo bagno ne è seguito
un altro dato che ci siamo presi non poca acqua negli ultimi 300 metri che ci
separavano dall’ostello.

Ci siamo ficcati sotto l’acqua
bollente per qualche ora poi abbiamo preparato degli spaghetti al sugo che
abbiamo gustato nella calma dell’ostello.

La serata si è conclusa con una
pinta di birra nel pub lì vicino.

Giorno 7: Da Malin Head a
Letterkenny

L’inizio della migrazione verso
sud non è stato dei migliori. Infatti dopo essere usciti da Inishowen senza
troppi problemi ci siamo trovati davanti un camion che trasportava sabbia e
ghiaia che ci ha deliziato con le sue perdite sulla nostra macchina per quasi
tutto il viaggio, tirandosi dietro qualche accidente vario (e anche qualche
santo quando un sasso ha colpito il parabrezza).

L’ostello era un po’ imboscato ma
almeno aveva il parcheggio.

Ci ha ricevuti una tipa che non
si capiva se era solo ubriaca o se si era calata qualcosa di pesante (o
entrambe le cose), soprannominata in seguito Fattonza.

Ci siamo sistemati nel dormitorio
e abbiamo cercato un posto in cui mangiare e dove decidere sul da farsi per il
giorno.

Dopo un giro per la città a
vedere un paio di negozi di musica abbiamo alfine deciso di cazzeggiare
bellamente per il resto della giornata.

Abbiamo così scoperto che
Letterkenny oltre ad essere la capitale della parrucchieria è anche
estremamente americanizzata.

Nella nostra camera c’erano
appese delle corna di bufalo e la tipa che lo gestisce parla e scrive email il
slang (wot u want…ecc.).

E il posto dove abbiamo mangiato
la sera serviva piatti messicani e americani.

Senza contare il fatto che nel
pub in cui siamo andati a bere (che aveva fuori un cartello con scritto
“Stasera Musica Tradizionale) suonavano country.

Il gruppo era composto da una
cantantessa ambigua (non si capiva se era uomo o donna), un paio di tizi
anonimi e una violinista che pareva la sorella minore di Fattonza
(probabilmente si servono dallo stesso spacciatore).

Giorno 8: Da Letterkenny a Malin
Beg

Siamo partiti di buon mattino
anche per levarci dalle palle la città dei parrucchieri.

Nonostante l’atlante stradale ci
siamo persi anche perchè le indicazioni che dovevamo seguire noi sono sparite
nel nulla e abbiamo preso una strada regionale, che nonostante tutto si è
rivelata scorrevole e dal piacevole paesaggio.

Abbiamo fatto una breve sosta a
goderci il panorama e poi ci siamo diretti a Glencolumbkille, dove abbiamo
scoperto che non c’è assolutamente nulla da vedere a parte 2 chiese dedicate a
San Columba.

Abbiam fatto la spesa e poi ci
siamo diretti a Malin Beg per andare a mangiare nel ristorante chè c’è lì.

Ci siamo sistemati in ostello e
siamo partiti alla volta del ristorante, io che pregustavo già la Seafood Chowder della Silver
Strand House, uno dei pochi posti in cui avevamo mangiato decentemente lo
scorso anno.

Tragedia! Il ristorante ha chiuso
e c’è fuori un cartello cedesi attività. Siamo così dovuti ritornare verso
Glencolumbkille dove c’era un ristorante, ottimo anche quello ma non
all’altezza della Silver Strand House.

Nel pomeriggio siamo andati a
passeggiare sulla Silver Strand (progettando un bagno che poi non si è fatto
per il terribile vento – pardon, leggera brezza estiva come ci ha detto Frank –
che tirava) e siamo riusciti a raggiungere la Torre Nera, una torre di
avvistamento in rovina che l’anno scorso ci siamo accontentati di ammirare da
lontano.

Dopo un altro giro sulle
scogliere circostanti ci siamo diretti in ostello ad asciugare i vestiti e a
preparare la cena (abbiamo dovuto lottare per il posto perchè l’ostello era pieno
di tedeschi che cucinavano e occupavano i tavoli peggio dei meridionali).

Poi ci siamo svaccati a letto,
chi a leggere, chi a sparare minchiate chi a sentir musica.

Giorno 9: Da Malin Beg a Bundoran

Questa giornata è stata
dichiarata all’insegna dell’ignoranza. Ci siamo alzati tardi abbiamo fatto
colazione e siamo partiti con calma verso questo paradiso dei surfisti chiamato
Bundoran.

Una volta arrivati abbiamo
posteggiato gli zaini in camera e siamo andati a mangiare in un fast food.

Poi abbiamo intrapreso una
camminata digestiva lungo la costa fino a quasi la spiaggia in cui si fa surf.

Nel tardo pomeriggio abbiamo
recuperato le nostre cose e nonostante il vento e il mare mosso (non ai livelli
del Mar Ligure comunque) ci siamo buttati in acqua per circa un’ora a prendere
le onde.

La sera siamo andati a mangiare
Irish Stew in un posto in cui lo servivano Homemade come special, poi siamo
tornati in ostello a navigare in internet dato che era gratis.

Giorno 10: Da Bundoran a Sligo

Al contrario del giorno
precedente ci siamo svegliati abbastanza presto perchè avevamo un po’ di cose
da fare. Dopo una breve colazione a base di caffè acquoso e pane bruciato,
abbiamo ripreso la strada e ci siamo diretti verso il Ben Bulben.

Dato che non è segnato siamo andati
dapprima al Glencar Lake a vedere le cascate e poi siamo andati in ostello dove
ci hanno spiegato a grandi linee la strada per arrivare ai piedi del Ben
Bulben.

Abbiamo fatto una breve sosta a
Drumcliffe a fotografare la tomba di Yeats poi abbiamo posteggiato la macchina
al lato della strada e zaino in spalla abbiamo iniziato la salita.

Dato che i campi circostanti sono
pascoli privati non c’è sentiero, a parte saltuariamente quindi siamo andati su
un po’ a caso costringendoci a deviazioni e salite ripide (del resto l’omino
zen dell’ostello che ci ha spiegato il sentiero ha detto che la strada
l’avremmo trovata da soli…che però è sbagliata). Nonostante tutto siamo
riusciti ad arrivare alla cima dove abbiamo mangiato in mezzo agli insetti e ai
pecuroni e fatto qualche ripresa.

La discesa è stata meno
traumatica dato che l’abbiamo presa molto larga e siamo riusciti ad evitare il
grosso dei pezzi ripidi. Abbiamo poi ritrovato un pezzo di sentiero che siamo
riusciti a seguire fino in basso.

Siamo ritornati in ostello e dopo
esserci riposati un po’ abbiamo fatto un giro per la città per passare il
tempo.

Siamo andati a mangiare in un pub
che ci ha consigliato il proprietario dell’ostello poi dopo una breve visita a
vedere l’interno del Shoot the Crows siamo andati ad ascoltare una sessione di
musica tradizionale in un altro pub.

Giorno 11: Da Sligo a Galway

Dopo la colazione abbiamo ripreso
il nostro tour di Yeats.

Ci siamo avviati verso il Lough
Gill e a differenza di ieri la strada era ben segnata quindi non abbiamo dovuto
fare altro che seguire le frecce che indicavano Inisfree.

Ci siamo fermati inizialmente
alla Dooney Rock, dove abbiamo gironzolato per un po’ ad ammirare la bellissima
foresta che la circonda. Abbiamo poi ripreso la strada e siamo arrivati fino a
Inisfree.

Poi abbiamo ripreso la strada
verso Galway.

Dato che la strada è abbastanza
lunga si è deciso di fare una sosta intorno a metà per mangiare e darsi il
cambio alla guida.

La scelta è caduta su Knock,
città della madonna, ma non madonna nel senso di grande e caotica e nemmeno
Madonna la cantante, ma madonna la mamma di gesù.

L’anno scorso ci siamo finiti per
errore quest’anno per scelta. Evidentemente ci piace farci del male.

In compenso si mangia molto bene
e per 9 euro mi sono scofanato una Homemade Soup, sandwich tostati
Chiken&Stuffing (non chiedetemi cosa sia perchè non lo so) e Homemade Apple
Pie con crema fresca. E ho anche trovato una felpa da rappuso della Guinness.

Siamo poi ripartiti e in meno di
un’ora siamo arrivati a Galway.

Poi abbiamo girato un’altra ora
in cerca di un parcheggio finendo prima in un complesso residenziale in cui non
si poteva parcheggiare, poi in un claustrofobico parcheggio a pagamento (che
nonostante il prezzo ci ha dato il tempo necessario a portare le valige in
ostello e chiedere aiuto lì).

Prima ci hanno mandati in un
parcheggio custodito che era appena stato chiuso dalla Garda perchè ci hanno
trovato dentro un cadavere (probabilmente qualcuno che è morto dissanguato
visti i prezzi dei parcheggi), poi ci hanno mandato al parcheggio della
cattedrale che era un po’ più lontano ma costava solo 3,50 euro al giorno
(infame ci poteva mandare subito lì che risparmiavamo tempo e benzina).

Ritornati sani e salvi in ostello
ci siamo fatti la doccia e siamo andati a cercare un posto dove mangiare. Al Mc
Swiggan’s c’era mezz’ora di attesa e dato che coi tempi irlandesi prima di
un’ora non avremmo mangiato abbiamo iniziato a girare in cerca di un altro
posto. Dopo essere finiti in un fast food di sandwich e panini, e in un locale
per fighetti abbiamo seguito le indicazioni di un uomo-cartello che
pubblicizzava un locale che puzzava di trappola per turisti, il Finnegan’s e ci
siamo fermati lì. Il posto non era malaccio, anche se c’erano veramente TROPPE
patate da mangiare nel piatto che abbiamo preso (la Sheperd’s Pie).

Poi abbiamo iniziato a girare i
pub, che dato il venerdì sera e la partita di calcio in TV erano strapieni.
L’unico posto relativamente vuoto era l’An Pucan. Abbiamo successivamente
scoperto il motivo per cui era così vuoto: suonavano Country (ma basta cazzo!).
Abbiamo ingurgitato la birra (ho voluto provare la Guinness Tucan
Brew, che mi è costata la bellezza di 7 euro ed è uguale a quella normale) e
poi ce ne siamo tornati in ostello.

Giorno 12: Galway

“Uno di noi si alza presto domani
mattina, tipo alle 7 e mezza e va a mettere i soldi nel parchimetro. Perchè
guardate me?”

Ebbene sì mi sono dovuto alzare
alle 7 e mezza per andare a mettere il biglietto sulla macchina per la
giornata. In compenso ho avuto la fortuna di fotografare Galway mentre non
c’era in giro nessuno. Dopo un giro per la città in cerca della strada per
raggiungere l’aeroporto dell’Aer Arann mi sono ritrovato con gli altri
all’ostello e abbiamo iniziato il giro della città.

Dopo essere stati al centro
turistico per prenotare i biglietti per il giorno dopo e dopo aver passato
un’ora nella prima libreria abbiamo deciso di dividerci e darci appuntamento
all’ostello per mezzogiorno, in modo che ognuno avesse il tempo per vedersi
quello che preferiva (io dovevo cercare un negozio di musica, Elena aveva
puntato un negozio di alimentari, Marco e Loriana si erano persi a leggere un
libro).

Così ognuno è andato per la
propria strada e liberi dalle briglie ci siamo dati allo shopping folle.

Dopo un lungo peregrinare in vari
negozi alla fine ho trovato un negozietto imboscato che vendeva strumenti
musicali e sono riuscito a trovare un vero Bodhran fatto a mano (non la
paccottiglia per turisti che trovi in giro).

Non eravamo gli unici a girare
per le strade a briglia sciolta. Infatti abbiamo scoperto di essere capitati a
Galway durante il Gay Pride. Ci siamo dovuti così sorbire un sacco di gente
strana che girava per la città.

Pranzo a base di Hot Dog e
Hamburger da Eddie’s Rockets, fast food in stile americano parecchio diffuso in
Irlanda.

Dopo il pranzo il giro shopping è
proseguito fino a sera.

Ci siamo fatti la mezz’ora di
attesa al Mc Swiggan’s e poi siamo usciti in cerca di pub dove trascorrere la
serata.

Giorno 13: Da Galway a Inisheer

Siamo partiti di buon’ora per non
perdere l’aereo. Miracolosamente non ci siamo nemmeno persi. Ero così contento
della cosa che per l’emozione mi si è abbassata la pressione e ho passato una
buona oretta seduto per terra per evitare di collassare sul pavimento dell’aeroporto.

L’aereo/tagliaerbe è sempre
bellissimo. Quest’anno siamo riusciti anche a fare qualche foto in volo.
Arrivati seguiamo le indicazioni che ci ha dato la tipa del B&B “Dritto
davanti a voi. La casa gialla con il nome gaelico”. Elena fa strada e poco dopo
troviamo la famosa casa gialla. Ci apre un giovanotto poco convinto che ci
indica due camere. Stiamo per sistemarci quando il giovane ritorna dicendo che
abbiamo sbagliato B&B: infatti leggiamo il cartello (dovevo leggerlo prima
invece di fidarmi della Elena) e il nome non c’entra quasi nulla con quello del
nostro alloggio (mi pareva impossibile non perderci).

Riprendiamo il cammino e poco
dopo arriviamo al vero B&B. Ora che ci sistemiamo è già ora di pranzo.

Decidiamo di dirigerci nel posto
dove abbiamo mangiato l’anno scorso, il Giardino della Sirena. Il posto sembra
chiuso, ma poco dopo vediamo arrivare un tipo losco che, in pieno stile Goonies
ci fa accomodare. Dentro sembra abbandonato: posate spaiate, avanzi di cibo in
cucina, silenzio di tomba. Anche il tipo ci abbandona dicendo che va a prendere
il cuoco. Decidiamo di svignarcela finchè siamo ancora in tempo. Troviamo un
posto più decente dove pranzare poi noleggiamo le biciclette e partiamo per
girare l’isola. Raggiungiamo prima il cimitero e poi la barca incagliata e poi
ci dirigiamo al faro. Manco a farlo apposto sbagliamo strada e finiamo nel
mezzo del nulla. Proseguiamo stoicamente e arriviamo lo stesso a destinazione.
Il ritorno è più tranquillo anche se funestato a metà dalla pioggia. Decidiamo
di riconsegnare le bici e tornare in ostello ad asciugarci. Più tardi esce il
sole e io e Loriana decidiamo di andare al castello, da cui si gode una
bellissima vista sull’isola e sulle scogliere di Moher. Dopo un paio d’ore e un
centinaio di foto andiamo a mangiare nell’unico ristorante dell’isola.
Nightmare Chowder per tutti e poi di nuovo in ostello prima che faccia buio. Ma
per i compagni di bevute il B&B è piccolo così io e Loriana ci muniamo di
torce raggiungiamo il pub sotto il cielo stellato, insieme ad un’americana che
doveva recuperare la madre. Rimaniamo li per un’oretta poi torniamo fuori ad
ammirare il cielo notturno per una buona mezz’ora. Poi andiamo a dormire.
Bottino della giornata: un altro maglione di lana delle isole al modico prezzo
di 22 euro.

Giorno 14: Da Inisheer a Doolin

Ci siamo svegliati con calma
intorno alle 8,30. Fuori il tempo era ottimo tanto che sono stato tentato di
andare fino alla spiaggia a fare un bagno. Ma i tempi erano abbastanza stretti
così ho accantonato l’idea.

La colazione era ottima anche se
un po’ pesante:caffè, fette biscottate, Porridge (un’oscenità viscida che ho
mangiato solo per rispetto nei confronti della proprietaria),  Kippers (ovvero aringhe affumicate fritte) e
succo d’arancia.

Ringraziamo la proprietaria,
paghiamo e andiamo a prendere l’aereo.

Le aringhe erano così fresche che
mi hanno ballato nello stomaco per tutto il volo di ritorno.

All’aeroporto scopriamo che la
nostra macchina c’è ancora (grazie a dio). Carichiamo i bagagli e partiamo alla
volta di Doolin.

La nostra strada taglia per il
Burren, che ci fa dono di un paesaggio mozzafiato. Breve sosta a Lisdoonvarna
per bere qualcosa (un idraulico liquido per digerire le Kippers) e cambiare
l’acqua.

Raggiungiamo l’ostello e
scopriamo che a) è praticamente in costruzione per metà b) i proprietari sono
impertrovabili.

Decidiamo di ripassare più tardi
e partiamo alla volta della meta principale della giornata: le Cliffs of Moher.

Arriviamo senza perderci e
scopriamo che siamo finiti nel posto più turistico dell’Irlanda secondo solo a
Dublino.

Facciamo i biglietti, un dark
boiler mi fotte una bellissima croce celtica da sotto il naso e raggiungiamo a
piedi le Cliffs.

Ora c’è una cosa da dire sulle
Cliffs: il paesaggio è bellissimo, la parte “turistica” invece fa veramente
cagare. Sembra di stare sul lungomare di Napoli, con tanto di ecomostro sullo
sfondo, bancarelle abusive e nessuna possibilità di godersi il panorama in
santa pace.

Se volete vedervi veramente le
Cliffs (prima che gli imbecilli che hanno costruito la strada turistica
decidano di prendere provvedimenti) dovete fare come fanno tutti: arrivati al
cartello Divieto d’Accesso/Pericolo che c’è alla fine della strada turistica
sogghignate, fatevi una foto insieme al cartello e proseguite lungo il vecchio
sentiero a strapiombo sul mare. Da lì in avanti infatti potete godervi le
Cliffs in tutto il loro splendore, raffiche di vento mozzafiato incluse. Unica
pecca: due ricchioni che mi hanno perseguitato per tutto il tragitto mentre
stava filmando e che avrei sgozzato volentieri quando me li sono ritrovati pure
nei bagni del centro turistico. La mia regola di vita è “Fai quel cazzo che
vuoi ma non rompermi i coglioni”, ma quando inizi a metterti in mezzo
all’inquadratura della videocamera e dire all’amichetto “Rifammi la foto che mi
si vedono troppo le gambe” mentre registro, la soglia del “Non rompere i
coglioni” è ampiamente superata.

Finito il giro delle Cliffs
torniamo a Doolin. C’è una sola via da vedere a Doolin, quella principale, dove
ci sono i 3 pub più famosi d’Irlanda, un 3 o 4 negozi di chincaglierie per
turisti, una libreria e un negozio di musica.

Siamo rientrati in ostello ci
siamo lavati e cambiati e siamo usciti mentre il sole tramontava (godendoci un
ottimo spettacolo del Burren al tramonto) per andare a mangiare. La scelta è
caduta sul Mac Dermott’s dove ho potuto gustarmi un’ottima anatra arrosto ad un
prezzo bassissimo. Poi ci siamo diretti all’O’Connors dove abbiamo finalmente
sentito un’ottima sessione di (vera) musica tradizionale (e cazzo almeno qui).

Rientro al buio (niente torce
stavolta, solo la luce del telefono) e nottata tranquilla (più o meno).

Giorno 15: Da Doolin a Limerick

Il nostro 5° compagno di stanza
(un tedesco che abbiamo soprannominato Klaus) ha la brutta abitudine di dormire
completamente nudo. Così intorno alle 7, quando ho aperto gli occhi per andare
in bagno, mi si è parata di fronte un’orrenda visione: il culo di Klaus in
bella(?) vista. Cerco di cavarmi gli occhi con lo spazzolino da denti ma con scarsi
risultati.

Sono tornato a dormire e quando
mi sono risvegliato Klaus era ripartito per mostrare il suo bianco deretano ad
altre persone.

Colazione leggera poi in marcia
verso Limerick. Il tragitto è stato relativamente breve a parte il pezzo finale
dove abbiamo superato la via in cui dovevamo girare.

Arrivati al B&B scopriamo che
l’usanza di non farsi trovare in casa è congenita in questa parte dell’Irlanda.
Dopo 20 minuti fuori dal B&B ci apre una cameriera dell’est europeo il cui
inglese è più o meno pari al mio quando ho iniziato la prima media (ovvero
tendente allo zero). Telefona alla proprietaria in modo da sapere cosa deve
farsene di noi.

Ci dà due stanze poi torna a fare
le pulizie.

Sistemiamo i bagagli e partiamo
per la visita della città. Mi sono dovuto ricredere: esiste una città peggiore
di Newcastle e di Letterkenny. Non c’è nulla da vedere a parte il castello (che
si paga…e anche parecchio). Così il nostro ultimo giorno diventa uno shopping
tour. A pranzo ci infiliamo nel centro commerciale a mangiare poi il pomeriggio
lo passiamo gironzolando per librerie e negozi di audiovisivi. Mentre gli altri
vanno a fare la spesa io torno al B&B a chiamare quelli della compagnia di
autonoleggio per farmi spiegare come cazzo troviamo il punto di restituzione
dell’auto il giorno dopo. Non risponde nessuno. Inizio a sudare freddo.

Nel frattempo gli altri tornano.
Decido di non pensarci e di riprovare domani mattina.

Ci laviamo e usciamo a cena.
Giriamo per un po’ prima di trovare una specie di locale simil americano in cui
mangiare. Optiamo tutti per gli hamburger. “Potevate andare al McDonald’s
allora” potreste dire e vi risponderei “Già, però qui almeno sappiamo che
quello che stiamo mangiando era una mucca prima.”

Optiamo per una ritirata veloce
anche perchè la cena deve essere digerita. Cazzeggiamo per un po’ poi andiamo a
dormire.

Giorno 16: Da Limerick a Dublino
a Orio al Serio

Ho passato la notte malissimo,
non so se per colpa dell’hambuger (ribattezzato Nightmare Burger) o perchè non
avevamo nessuna idea di come raggiungere il posto in cui va riconsegnata la
macchina.

Telefono quindi al volo
all’autonoleggio e mi faccio spiegare in maniera abbastanza comprensibile come
raggiungerli.

Mi tranquillizzo un po’ e scendo
con gli altri a fare colazione.

La padrona è apparsa e ci fa
mille scuse per il giorno prima e per la colazione, servita in anticipo perchè
doveva uscire a trovare la madre (o la sorella) in ospedale. “No problem.”

Prima di salutarla mi faccio
spiegare come raggiungere la superstrada.

Controlliamo di aver preso tutto
poi partiamo.

Decidiamo all’unanimità di far
guidare Loriana per tutto il tragitto e di lasciare il volante alla Elena solo
l’ultimo tratto (ovvero 100
metri prima dell’autonoleggio).

Gli dei ci sono propizi. Tutte le
mie paure vengono dissipate quando riusciamo a imbroccare subito la strada e
arriviamo nei pressi di Dublino con un’ora abbondante di anticipo sulla tabella
di marcia.

Miracolosamente anche l’ultimo
pezzo di Motorway intorno a Dublino ci risparmia. Imbrocchiamo subito lo
svincolo per l’autonoleggio. Ci fermiamo a 100 metri di distanza,
cambiamo autista e riconsegnamo sana e salva la macchina (ancora adesso non ci
credo).

Il pullmino della compagnia ci
trasporta fino all’aeroporto dove trascorriamo il tempo in attesa del check-in
in vari modi: alcuni leggono, altri cazzeggiano, io prego che mi facciano
imbarcare tutto sull’aereo. Superiamo il check-in senza problemi (imboscando
intelligentemente i bagagli a mano). Compriamo al duty-free le ultime
paccottiglie (i cioccolatini al Baylies per mio nonno, un paio di collanine,
ecc.) e, con la tristezza nel cuore facciamo ritorno a casa.

Grazie ragazzi per l’ottima
vacanza.

E grazie Irlanda per esistere ed
essere così bella.

St. Patrick Day

Slán a tutti!!!
 
Oggi è un gran giorno di festa per gli Irlandesi e per quelli come me che adorano l’Irlanda.
E’ infatti la festa di San Patrizio, una delle più chiassose e divertenti feste irlandesi.
 
Birra a fiumi, canti e danze irlandesi sparse in giro per il mondo.

Not Yet Dead

Bene, bene, a quanto pare sono sopravvissuto al volo.
Ci ho messo un po’ prima di pubblicare questo intervento, anche perche’ nei posti in cui sono stato fino ad ora la carta di credito era gia’ un ‘utopia, figuriamoci un pc. Collegato ad internet poi…

Ora sono qui e devo dire che finora mi sto divertendo un casino. Sono a meta’ vacanza e ho gia’ 400 foto e quasi 3 ore di girato (l’anno scorso per 10 giorni sono arrivato a 8 ore di girato pero’ avevo registrato TUTTO quello che abbiamo visto mentre in questa vacanza mi sto trattenendo dal registrare in movimento, con buona pace dello stomaco di chi guarda il video).
Domani andremo sul Ben Bulben, la montagna ai cui piedi e’ seppellito W.B. Yeats, che segna l’inizio del nostro tour di 2 giorni nei luogi cari a Yeats. Poi ci sposteremo piu’ a sud e raggiungeremo Galway, le isole Aran, Doolin e infine Limerick.

Ci vedremo dopo il 30…forse.

L’Ultimo Saluto

Fra poco più di 18 ore sarò sull’aereo che mi porterà in Irlanda.
Dato che non so se potrò usare la rete wi-fi dell’aeroporto per scrivere direttamente da lì (nè avrò abbastanza tempo per farlo in mattinata) mi tocca farlo ora.
 
Un saluto a tutti quanti non sono riuscito a salutare di persona o via MSN.
Ci rivediamo il 30 agosto…se torno indietro.
 
PS: se mi riesce scriverò qualche stronzata in diretta dall’Irlanda.

-13…

…alla partenza.
Oggi abbiamo completato i preparativi per la partenza: abbiamo telefonato agli ostelli e ai B&B che ci mancavano (ce ne resta ancora uno), confermato la macchina e stabilito a grandi linee i programmi per i vari giorni.
 
Ora non ci resta che fare un’ultima riunione domenicale per decidere cosa portare, come organizzarci per la guida e altre cose così.
Oggi ho maturato anche l’idea di portarmi un quaderno come Diario di Viaggio, che compilerò durante la vacanza e che poi pubblicherò sul blog al mio ritorno (con foto e video annessi), anche se probabilmente il quaderno diventerà il Mac, dato che sarà la nostra guida stradale (in accoppiata con Google Earth).
 
Comunque vada voi iniziate a prepararvi mentalmente già da ora a sorbirvi 15 giorni di stronzate.

-15…

…alla partenza. Fra 15 giorni, esattamente il 15 agosto partirò per l’Irlanda.
Non so se tornerò indietro questa volta, sono troppo innamorato di quella terra.
 
Comunque vada non vedo l’ora che arrivi il 15.

Tu che m’hai preso il cuor…

Questa settimana mi sento serio.
 
Lo sento nell’aria, lo sento nell’acqua.
Ciò che era un tempo non esiste più
e tutto questo svanirà…come lacrime nella pioggia.
 
Ok ho confuso un po’ di film (colpa anche dell’ora in cui scrivo di solito gli interventi) e non sto partendo esattamente con il piede giusto in merito alla mia presunta "settimana della serietà".
 
Da oggi fino alla mezzanotte di domenica prometto solennemente di non scrivere puttanate nel blog ma solo interventi seri o dall’alto contenuto morale.
 
Cominciamo con la mia patria adottiva, l’Irlanda.
 
Chi come me ha avuto modo di vedere l’Irlanda – quella vera dei verdi campi sconfinati e del cielo dalle mille sfumature – sa che una volta che ci sei stato non puoi più tornare indietro.
L’Irlanda è una terra che ti resta nel cuore e nell’animo (e anche un po’ nel corpo…dopo un po’ di pinte di Guinness ^_^).
 
Questo piccolo brano vuole essere un manifesto del mio amore per quella terra.
 
"Ricordo i verdi campi e il cielo di mille colori,
ricordo il tuo dolce profumo e il tuo aspro sapore,
ricordo la tua strana gente e la tua lingua misteriosa,
e ricordo che il giorno in cui ti ho incontrata
ho giurato a me stesso che ti avrei amato in eterno."